Il Natale è alle porte e la redazione ha pensato di proporvi due letture molto diverse dedicate a questo momento particolare dell’anno: si tratta di una filastrocca di Gianni Rodari (1920-1980) e di un componimento di Ungaretti (1888-1970).
Il primo è stato uno scrittore e pedagogista, oltre che partigiano italiano, famoso soprattutto nell’ambito della letteratura per l’infanzia; il secondo, invece, nato ad Alessandria d’Egitto da genitori originari della provincia di Lucca, è stato un poeta capace di rielaborare in modo originale il messaggio dei simbolisti francesi, realizzando dei versi spezzati, senza punteggiatura, condensati di significato, legati molto spesso all’esperienza della Grande Guerra.
Gianni Rodari, Il pianeta degli alberi di Natale
Dove sono i bambini che non hanno
l’albero di Natale
con la neve d’argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
Presto, presto, adunata, si va
nel Pianeta degli alberi di Natale,
io so dove sta.
Che strano, beato pianeta…
Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.
Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.
In piazza c’è il mercato dei balocchi.
un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
ti fa l’inchino e dice: “Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore…”
Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è.
Un bel pianeta davvero
anche se qualcuno insiste
a dire che non esiste…
Ebbene, se non esiste esisterà:
che differenza fa?
Giuseppe Ungaretti, Natale
La poesia, interna alla raccolta L’Allegria, è stata scritta a Napoli nel 1916 e parla del ritorno a casa di un soldato in licenza durante la Prima Guerra Mondiale.
L’uomo, sconvolto dalla guerra, non ha voglia di festeggiare, di stare tra la gente, di girare nel brulichio di un groviglio di strade.
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
(da L’Allegria)
La letteratura italiana è una costante scoperta