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Ricordare per costruire un futuro senza odio

a cura di Elisa Gentile, 3BG – Liceo Linguistico Europeo, indirizzo Giuridico-Economico


La liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche il 27 gennaio 1945 ha svelato al mondo l’Olocausto, la cui commemorazione non è soltanto un omaggio alle vittime, ma un richiamo a vedere la realtà che l’odio e l’indifferenza sono capaci di generare. Infatti, la Giornata della Memoria vuole essere un richiamo a trattenere lo sguardo nella direzione del passato e ad un impegno concreto perché simili tragedie non possano ripetersi nel futuro. 

Dietro i numeri delle vittime del nazismo vi sono volti, storie e vite infrante. Una di queste vite fu quella di Anna Frank, giovane ebrea, che, chiusa nell’alloggio segreto di Amsterdam, trovò conforto nella scrittura. Il suo diario è diventato un simbolo universale di speranza, con il quale ci si ricorda come anche nei momenti più atroci il coraggio di sognare e di sperare continua ad esistere. 

Ricordare tutto questo è fondamentale. La storia dell’Olocausto ci mostra che il pericolo risiede non solo nell’odio, ma anche nell’incapacità di riconoscerlo e arrestarlo tempestivamente. La memoria è quindi un impegno a riconoscere che dietro ogni nome e ogni storia c’era una persona. È un impegno a dare significato al sacrificio di tutti quegli uomini e donne, trasformando il dolore in forza e consapevolezza.

Il 27 gennaio non è solo un giorno per fermarsi a riflettere, ma un invito a guardare avanti, a costruire un futuro migliore. Ricordare significa impegnarsi a creare una società in cui l’odio non possa mai trovare spazio. Non si tratta semplicemente di un atto di memoria, ma di una decisione concreta: quella di cambiare il corso delle cose, affinché il passato non si ripeta.

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