a cura di Elen Fabiano, 5BG – Liceo Linguistico Europeo, indirizzo Giuridico-Economico
Ogni anno, il 27 gennaio, commemoriamo la Giornata della Memoria, una ricorrenza istituita per ricordare le vittime dell’Olocausto, una delle più grandi tragedie della storia dell’umanità. Questa data è stata scelta perché coincide con il giorno in cui, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, rivelando al mondo gli orrori perpetrati dal regime nazista. Ma questa giornata non è soltanto un momento di commemorazione, è anche un’occasione per riflettere, educare e costruire un futuro migliore attraverso la consapevolezza del passato.
Ricordare è un atto di responsabilità. L’Olocausto non è solo un capitolo della storia mondiale: è una ferita profonda nell’animo umano, una testimonianza delle conseguenze devastanti dell’odio, del razzismo e dell’indifferenza. Sei milioni di ebrei, insieme a milioni di rom, omosessuali, persone con disabilità, prigionieri politici e altri, furono perseguitati e uccisi nei campi di sterminio. È difficile comprendere appieno l’entità di queste cifre, e spesso è proprio la loro immensità a renderle astratte.
Ecco perché la Giornata della Memoria ci invita a personalizzare il ricordo: dietro ogni numero c’è una storia, un volto, una vita spezzata. La testimonianza di chi è sopravvissuto aiuta a restituire umanità a queste vittime, ricordandoci che erano uomini, donne e bambini con sogni, desideri e speranze.
Primo Levi e l’importanza della testimonianza
Tra le voci più autorevoli dell’Olocausto c’è quella di Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz e autore di capolavori come “Se questo è un uomo”. Questo libro non è soltanto un resoconto storico, ma un’opera universale che esplora la condizione umana, la lotta per la sopravvivenza e l’eterno conflitto tra bene e male.
Una delle pagine più intense del libro si apre con una poesia, un invito al lettore a non dimenticare: “Voi che vivete sicuri / Nelle vostre tiepide case, / Voi che trovate tornando a sera / Il cibo caldo e visi amici: / Considerate se questo è un uomo.”
Queste parole, così semplici e potenti, ci ricordano quanto sia fragile il confine tra civiltà e barbarie. Levi non descrive soltanto gli orrori di Auschwitz, ma ci avverte dei pericoli dell’indifferenza e dell’oblio. Leggere la sua testimonianza ci costringe a guardarci dentro, a chiederci cosa significa davvero essere umani e quali sono le responsabilità che ne derivano.
Cinema e memoria: un potente strumento educativo
Accanto alla letteratura, il cinema ha svolto un ruolo fondamentale nel mantenere viva la memoria dell’Olocausto. Film come “Schindler’s List” di Steven Spielberg, “Il pianista” di Roman Polanski o “La vita è bella” di Roberto Benigni sono esempi di opere che hanno saputo toccare le corde dell’anima, rendendo tangibili e reali le sofferenze delle vittime.
Uno dei momenti più struggenti di “Schindler’s List” è la scena della bambina con il cappotto rosso. In un film girato interamente in bianco e nero, quel tocco di colore rappresenta l’innocenza e la fragilità umana di fronte alla brutalità della guerra. È un’immagine che rimane impressa, un simbolo del valore di ogni singola vita.
Anche “La vita è bella” offre una prospettiva unica sull’Olocausto. Attraverso la storia di Guido, un padre che cerca di proteggere il figlio dagli orrori del campo di concentramento trasformando la realtà in un “gioco”, il film mostra la forza dell’amore e della speranza anche nei momenti più bui.
Quest’anno, la Giornata della Memoria ha assunto per me un significato ancora più profondo che mi ha condotto verso questo pensiero: l’indifferenza è uno dei mali più pericolosi. Non basta non essere complici del male; bisogna impegnarsi attivamente per contrastarlo.
In un mondo in cui le discriminazioni e i pregiudizi esistono ancora, è nostro dovere riconoscerli e combatterli.
Uno degli obiettivi principali della Giornata della Memoria è educare le nuove generazioni. Spesso si pensa che eventi così tragici appartengano a un passato lontano, ma la storia ci insegna che il pericolo dell’odio e dell’intolleranza è sempre dietro l’angolo. Le testimonianze, i libri, i film e i documentari non sono solo strumenti per conoscere il passato, ma anche per comprendere il presente.
In Italia, il lavoro di storici, educatori e testimoni diretti è stato fondamentale per mantenere viva la memoria. Ma la responsabilità di tramandare queste storie non spetta solo a loro: è un compito che appartiene a tutti noi. Ogni scuola, ogni famiglia, ogni comunità ha il dovere di raccontare, discutere e riflettere.
La Giornata della Memoria non deve essere solo un giorno di ricordo, ma un invito all’azione. Non possiamo cambiare ciò che è accaduto, ma possiamo fare in modo che non accada mai più. Come scrive Primo Levi: “È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire.”
Ricordare non è solo un atto di rispetto per le vittime, ma un impegno verso le generazioni future. Sta a noi scegliere quale memoria coltivare e quali valori trasmettere. Perché la memoria non è un fatto statico, ma un processo attivo che ci aiuta a costruire un mondo più giusto, più umano, più libero.
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