a cura di Susanna Sgarbossa, 4AC – Liceo Classico
Sono qui. Non ci credo, non ho ancora realizzato: sto per parlare ad Oxford!
Mi trovo veramente dentro alle aule dell’Università, e sto per esporre la mia presentazione, di fronte ad una platea di affermati professionisti, tutti membri di spicco delle loro comunità di riferimento. In questa maestosa Università vengono forgiate le menti degli uomini e delle donne che saranno i protagonisti della società di domani: nello stesso luogo dove io ora prendo parola.
Nei giorni scorsi ho assistito alle presentazioni tenute da personaggi con bagagli culturali ed esperienziali assolutamente eccezionali. Ho potuto ad esempio ascoltare dalla prima fila una professoressa di Harvard tenere una presentazione delle sue ricerche circa il momento in cui un bambino inizia ad imparare a leggere. Questa è stata non solo interessante di per sé, ma stimolante nella misura in cui si poteva interagire con la professoressa, confrontarsi direttamente con lei, porle domande e partecipare a discussioni aperte.
Ed ora tocca a me. Non è la prima volta che mi trovo a parlare in pubblico, ma davanti a una platea tanto ampia e autorevole, e in contesto tanto speciale… Beh, questo non mi era mai capitato prima, e non è scontato che capiti ancora in futuro.
Sono eccitata e spaventata, ma soprattutto felice di trovarmi qui e fiera di poter mostrare il lavoro della nostra scuola.
Prima di arrivare ero molto contenta dell’opportunità che avevo avuto e grata verso chi l’ha resa possibile, ma non potevo immaginare quanto sarebbe stato incredibile vivere tutto questo in prima persona.
Oltre a me ci sono solo altre due ragazze giovani, mentre gli altri sono tutti adulti professionalmente affermati. Si tratta di una ragazza di 16 anni sudafricana, autrice di 8 libri, il primo pubblicato quando lei aveva ancora 7 anni, e una ragazza diciassettenne di Miami. Parlare con loro, discutere sul futuro, è di grande ispirazione per me, mi fa capire che c’è del potenziale in noi giovani, che si può realizzare qualcosa di utile anche a questa età.
Un’altra esperienza davvero emozionante è stata incontrare il Lord Mayor di Oxford, durante la cena di gala tenuta la seconda sera. È venuto lui da noi ragazze e si è detto molto eccitato di averci lì. Ci ha raccontato aneddoti della sua vita ed ha espresso tutto il suo profondo amore per il College di Oxford, che ho scoperto consta di diversi college, e che Lord Major mi ha invitato ad andare a visitare dandomi tutte le dritte su come accedervi.
Io, a mia volta, mi sono innamorata di questa cittadina costruita intorno all’università dei miei sogni.
Oxford non è solo una scuola, è un modo di vivere. È essere parte di una società, è vivere dentro un piccolo mondo a sé stante, dove per 4 anni condividi tutto con compagni curiosi, attenti e intelligenti e con professori di eccezionale intelligenza, ma che nonostante tu consideri quasi come essere superiori, siedono a leggere sulla panchina accanto alla tua. Ho avuto modo di parlare con alcuni studenti e li ho scoperti tutti entusiasti di questo posto, a cui si sentono di appartenere. Sono riuscita ad avvertire la loro emozione e il loro senso di appartenenza pur non facendo parte di questo mondo. Percepisco il loro sentirsi a casa in questa Università, in questa cittadina, e inizio a pensare a come potrebbe essere per me studiare a Oxford, e sono ora speranzosa e meravigliata, e spero di poter anche io un giorno sentire di appartenere a queste mura.
La mia presentazione va bene, al suo termine molte persone vengono a complimentarsi con me; scambio biglietti da visita con adulti, vengo invitata ad andarli a trovare nel mondo. Mi sento una persona adulta, consapevole di ciò che sto facendo, fiera, soddisfatta.
Ho stretto amicizie con persone di tutte le nazionalità, ed è stato una scoperta vedere come diverse età e background non siano stati motivi di intralcio, anzi.
Alla cena di gala, per esempio, ero seduta ad una tavola di 10 persone ognuna proveniente da un Paese diverso, e insieme ci siamo divertiti. Abbiamo parlato del summit, parlato delle nostre vite, ci siamo conosciuti.
Quelle persone dedicano la loro vita professionale allo studio e alla ricerca nell’ambito che era il tema del summit, ovvero l’alfabetizzazione. Io, invece, sono giunta qui grazie ad un lavoro di reportage che aveva permesso a me ed il mio gruppo di partecipare in ragione di un tema scelto da noi. La mia partecipazione al summit si può dire che sia capitata, quindi, un po’ per caso- e scoprire comunque del vero interesse da parte di questi esperti sulla mia presentazione, mi ha riempita di gioia e di orgoglio. Soprattutto, mi ha fatta sentire parte di un progetto più più grande, e sono stata pervasa dall’entusiasmo di tutti questi adulti di voler ideare programmi di sviluppo, di aiuto, di accrescimento delle risorse da condividere, e dalla volontà di offrire nuove possibilità al mondo. Mi ha fatto capire che non si può stare con le mani in mano, perché anche io ho in qualche modo il potere ed il potenziale per fare qualcosa.
Ciò che porterò con me è la consapevolezza e la gioia di aver preso parte a questa esperienza, e la speranza per il futuro.
Le possibilità le ho, il mio percorso l’ho iniziato: sono solo all’inizio ma so che, indipendentemente dall’ambito di applicazione, anche io posso dare il mio contributo alle generazioni future.
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