a cura di Margherita Tonon, 1AM – Liceo Linguistico Europeo, Indirizzo Moderno
All’interno della Pinacoteca di Brera, una profonda sensazione di dolore e afflizione mi ha scosso appena ho posato gli occhi sulla Pietà realizzata da Giovanni Bellini. Quest’ultimo è stato uno degli esponenti più celebri e rinomati del Rinascimento veneto, tanto da arrivare a segnare il periodo che va dal 1443 al 1453.
Nell’opera custodita a Milano, in primo piano a sinistra vediamo Maria la quale, con l’aiuto di Giovanni, sorregge il Cristo morto. Il volto della donna, ormai anziana, è segnato da rughe profonde e mette in risalto due occhi pesanti e stanchi, che lanciano a Gesù uno sguardo veemente, pregno di affetto e amore materno.
Giovanni, invece, distoglie lo sguardo affranto dalla madre e dal figlio, come se si trovasse fuori luogo e non dovesse vedere la scena per lasciare ai due più intimità. L’uomo è raffigurato con la bocca aperta, probabilmente per lasciar uscire un sospiro affannoso, oppure perché la disperazione che sente è tale da togliergli il respiro.
Infine il Cristo, al centro della scena, abbandonato, seppur sorretto, tra le braccia della madre, viene presentato con un’espressione quasi di pace nel volto scavato.
Quando si scruta il quadro per la prima volta, probabilmente non ci si fa caso, ma il paesaggio alle spalle dei protagonisti copre una porzione minima di spazio, per fare in modo che l’attenzione di chi guarda la tela si concentri soltanto sui tre personaggi in primo piano.
Un altro particolare interessante è rappresentato dalle linee incisive che contornano gli elementi e che mettono in evidenza i capelli ricci e quasi perfetti di Giovanni, le pieghe del suo mantello e il braccio di Cristo, dalla cui pelle emergono vene che sembrano reali.
Una mano del Signore poggia su una lastra di marmo, dove è posta la firma dell’artista e dove è incisa una frase in latino che recita: “Questi occhi gonfi quasi emetteranno gemiti, quest’opera di Bellini potrà spargere lacrime”.
Anche il cielo, grigiastro e nuvoloso, sembra essere desolato per la scena e trasmette tristezza attraverso il suo colore indefinito, spento e mesto.
La potenza visiva di tale opera, insieme alle abilità tecniche del pittore, hanno reso la “Pietà” di Bellini uno dei simboli universali del dolore e dell’amore, colpendo la sensibilità degli spettatori di ogni età.
Nel silenzio di un luogo tanto suggestivo qual è la Pinacoteca di Brera, vi sembrerà dunque di udire i gemiti di una madre privata del proprio figlio.
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