Anatomia della serie rivelazione del 2021 che, oltre ad aver cambiato le carte in tavola nel mondo dell’intrattenimento, ha finalmente messo la Corea sulla mappa, ringraziando Netflix.
a cura di Niccolò Selmin (International, IGCSE2)
Squid Game è un dramma coreano in 9 episodi uscito nel 2021 ed è subito diventata la serie più vista di Netflix. Ideata nel 2008, da Hwang Dong-hyuk come lungometraggio, ma scartata da ogni casa di produzione, quest’anno grazie a Netflix ha finalmente visto la luce come serie TV. I protagonisti sono interpretati da: Lee Jung-jae, Park Hae-soo, Wi Ha-joon, Jung Ho-yeon e Oh Yeong-su.
Vi racconterò un po’ i personaggi, la trama e alcuni temi trattati; da precisare, però, che sfortunatamente per un pubblico occidentale questa serie ha molti riferimenti alla cultura della Corea che noi non possiamo capire senza dover ricorrere a Internet, e bisogna anche informare gli interessati che c’è un problema di barriera linguistica per noi italiani, siccome la serie è stata doppiata solo in coreano, inglese e spagnolo, dato che Netflix non si aspettava un tale successo internazionale.
La storia è ambientata nei vari quartieri di Seul, Corea, nel 2021 e poi successivamente su un’isola (Seungbong-ri, lungo la costa del Paese). La storia inizia con Seong Gi-hun, interpretato da Lee Jung-jae, un uomo povero e disoccupato che vive con sua madre, e che ha perso l’affidamento di sua figlia perché non è in grado di mantenerla. Oltretutto, ha un grosso problema con il gioco d’azzardo, a causa del quale puntualmente perde tutti i suoi risparmi, fino ad indebitarsi con degli aguzzini locali. La storia però ha una svolta quando alla stazione del treno incontra un uomo, “il Reclutatore”, interpretato da Gong Yoo, attore famosissimo in Corea, soprannominato “il Brad Pitt Coreano”. Quest’ultimo lo fa giocare ad un tipico gioco coreano: se avesse vinto avrebbe guadagnato, se avesse perso sarebbe stato schiaffeggiato e costretto a pagare. Il protagonista perde così tanto che non può pagare il debito, e allora il reclutatore gli dà un biglietto e gli promette che se chiamerà e farà ciò che gli dicono sarà in grado di guadagnare abbastanza soldi da poter pagare tutti i suoi debiti. Così Seong, esaltato dalla possibilità di ripagare gli aguzzini e di avere finalmente i soldi per riottenere l’affidamento della figlia, decide di partecipare. Solo dopo scoprirà che il gioco a cui ha deciso di partecipare è una sfida mortale, nella quale i partecipanti rischiano la propria vita pur di vincere il premio di 45600000000 ₩ (circa 33000000 €). Poi faranno la comparsa, come personaggi, l’amico d’infanzia Cho Sang-woo, interpretato da Park Hae-soo, Hwang Jun-ho, un detective che indaga sul gioco, interpretato da Wi Ha-joon, l’agguerritissima Nordcoreana Kang Sae-byeok, interpretata da Jung Ho-yeon, il simpatico vecchietto Oh Il-nam interpretato da Oh Yeong-su, e il pakistano fanfavourite Abdul Ali interpretato da Anupam Tripathi.
A livello tecnico, i coreani sono dei maestri: gli attori vengono messi in luce dalla loro bravura e dai loro metodi spesso iper drammatici, come si può vedere fin dal primo minuto, quando Lee Jung-jae ruba i soldi alla madre.
Poi questa serie si distingue per la colonna sonora molto infantile e bambinesca, ma soprattutto per il reparto artistico, le maschere, le luci, i giochi tutti i colori, l’iconica stanza con le scale. Questi colori brillanti, il giallo, il rosa, l’azzurro rimandano tutti ovviamente all’infanzia ed ai giochi dei bambini, che infatti sono al centro della trama. Oltretutto, il regista Hwang Dong-hyuk ha saputo inserire, lungo tutti gli episodi, indizi su un possibile colpo di scena: se seguiti attentamente, tutti questi riferimenti ci avrebbero tranquillamente potuto rivelare il finale!
Le tematiche generali fanno riferimento soprattutto alla cultura coreana e, come moltissimi dei film di questa cultura, mostrano e criticano i gravi problemi socio economici del Paese che, dopo la grande depressione degli anni Novanta, ancora oggi presenta grande disparità e disagio nel paese. Proprio per questo, Squid Game, ma anche altri capolavori cinematografici come Parasite, criticano il classismo coreano e il grande debito della popolazione.
Inoltre c’è anche una forte critica al problema del gioco d’azzardo che in Corea è molto forte: infatti, il tema principale è che i protagonisti sono disposti a sacrificare letteralmente la vita pur di vincere a un gioco. Squid Game non solo è un’ottima serie sotto ogni punto di vista, dalla scenografia alla creazione dei personaggi, ma è anche un’opera che a mio avviso potrebbe potenzialmente cambiare il mercato dell’intrattenimento occidentale.
Squid Game è ciò che serviva per rendere finalmente la Corea “Mainstream”. Grazie al suo grandissimo e inaspettato successo, sarà in grado di avvicinare l’Occidente al cinema asiatico, in particolare quello coreano, forse tanto da poter rivalutare alcuni ottimi film come “La Trilogia della Vendetta” di Park Chan-Wook, in particolare “Oldboy” e molti altri.
Per fortuna, o sfortuna dei fan, è stata annunciata una seconda stagione, che si spera riesca a chiudere il cerchio narrativo in bellezza, senza rovinare la magia della stagione iniziale.
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