A cura di Giada Gentile ed Elisa Giraldo (3 BG, Linguistico Giuridico-economico)
Cari lettrici e lettori,
un Paese vicino a noi, l’Ucraina, sta vivendo una situazione drammatica ormai da parecchie settimane e, in questi giorni, non abbiamo potuto fare a meno di ripensare ai bombardamenti che la nostra amata Treviso ha subito durante la Seconda Guerra Mondiale.
Desideriamo condividere con voi una testimonianza diretta che uno dei nostri nonni ci ha raccontato.
Era il giorno del venerdì Santo, il 7 Aprile 1944, quando alle 13 si scatenò sulla nostra città una pioggia di bombe angloamericane che distrussero parte degli edifici di Treviso. Il principale intento era quello di bloccare la logistica delle difese italiane, ma in realtà l’attacco provocò alla nostra città 1600 vittime, civili innocenti.
Il nonno Luciano si trovava a scuola, con suo fratello, quando improvvisamente l’allarme anti bomba risuonò tra i corridoi silenziosi. In un attimo si scatenò il panico, la paura aumentava come anche la disperazione. Il consiglio era quello di ripararsi nel rifugio più vicino, ma Luciano e suo fratello, pensando alla madre impaurita che li aspettava a casa, decisero di correre il grande rischio di ritornare a casa e di riunirsi con la loro famiglia. Riuscirono a raggiungere la loro abitazione, si nascosero nella loro taverna e, stretti in un forte abbraccio, aspettarono per sette interminabili minuti, durante i quali le bombe vennero lanciate sulla città.
Al termine di quell’incubo, stavano tutti bene: pur in quello stato di disperazione, la felicità riempì i loro cuori.
La sera seguente giunse loro la triste notizia che il rifugio nel quale si sarebbero dovuti recare insieme ai loro compagni era stato distrutto da una bomba provocando un grandissimo numero di vittime.
La loro fu una grande fortuna, il destino volle che si salvassero.
Ogni 7 Aprile, la nostra città ricorda questo tragico avvenimento e tutte le vittime ingiustamente colpite. Durante la celebrazione si rimane in silenzio, si ascoltano poesie e canzoni composte da autori trevigiani. Alle 13.05 la campana del cosiddetto Campanón de ‘l cànpo (ovvero la Torre Civica) suona a lutto per sette minuti, con dei rintocchi che colpiscono profondamente il nostro cuore. Chi può interrompe la normale attività lavorativa, si riunisce in gruppo, mentre la nostra bandiera bianca e azzurra rimane a mezz’asta per tutta la giornata in ricordo delle vite spezzate dalla guerra.
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