Venerdì 21 maggio si è svolta, presso l’Auditorium della scuola, la cerimonia di diploma degli studenti dell’International, giunti al termine del loro percorso di studi.
E’ stato un momento di condivisione e di incontro dopo molti mesi che ci hanno tenuti distanti; rettore, insegnanti, alunni e genitori hanno potuto celebrare insieme un importante traguardo.
Hanno partecipato alla cerimonia anche gli studenti della classe di diplomati dello scorso anno, che purtroppo non avevano avuto modo di celebrare in presenza i loro successi, a causa della pandemia.
Riportiamo il discorso tenuto dal prof. Moreno Caronello, IB Coordinator.
Cari Studenti, Care Famiglie,
Un nuovo capitolo sta per aprirsi nelle vostre vite, nel quale deciderete chi vorrete diventare. Non posso dunque esimermi dall’iniziare questo discorso da chi ho deciso di diventare quando ho intrapreso la mia carriera universitaria. E’ infatti con lo spirito del filologo, lo studioso dei testi e delle lingue, che vorrei proporvi alcune riflessioni alla fine di questo vostro percorso.
In questo momento cruciale nella vostra istruzione, nel quale vi viene chiesto di rispondere responsabilmente e usando la conoscenza che avete accumulato finora per dare forma al vostro futuro, vorrei condividere con voi quanto viene dal programma del primo Illuminismo, che spero possiate trovare d’ispirazione e che è considerato in tutte le scienze come un salto verso l’età adulta e intellettualmente responsabile. Per fare questo, il modo migliore è iniziare dalla famosa definizione che Immanuel Kant dà di “Illuminismo”, dopo la quale la scienza e il sapere tutto cambiarono sostanzialmente per diventare quello che sono oggi. Il filosofo tedesco ci propone questa definizione epocale in un saggio del 1784, pubblicato nella rivista Berliner Monatsschrift. Ecco quanto scrive:
„Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit.“
Che in italiano suona così:
“L’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso.”
Kant prosegue fornendo una spiegazione di cosa intenda con “Unmündigkeit” – in italiano: “minorità”:
“Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a sé stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d’intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!”
Kant concepisce l’Illuminismo, che rappresenta l’inizio della scienza moderna, come un sistema di conoscenza basato sull’uso della ragione, la quale aiuta l’uomo nel raggiungere i propri obiettivi. In altre parole, gli uomini sono in grado di rispondere responsabilmente e di plasmare la loro esistenza grazie alla ragione e al libero arbitrio, “senza essere guidati da un altro”. Questo dà una scossa agli uomini liberi alla fine del XVIII secolo e costituisce ancora oggi un pilastro dell’era moderna: qualunque cosa è realizzabile provandone la verità con l’uso della ragione. Lo “stato di minorità” è superato con l’uso della conoscenza e dell’intelletto: l’uomo raggiunge la maturità e diventa adulto quando è in grado di dare forma alla propria vita futura ed è in grado di rispondere delle proprie scelte, non essendo più un Unmündiger – un minore, non ancora emancipato.
D’altro canto, è affascinante agli occhi del filologo vedere come altri contesti forniscano una prospettiva diversa sull’idea di Unmündiger – colui che non è ancora emancipato, un bambino piccolo. Martin Lutero usa il termine nel Vangelo di Luca (Lc 10; 21):
“In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: ‘Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.’” – la traduzione tedesca di Lutero riporta: “und hast es Unmündigen offenbart.”
Cristo, in comunione con lo Spirito Santo, loda Dio, Suo Padre, per essere stato così umile da rivelare la Sua Verità ai “piccoli” – a coloro che non sono emancipati, che non possono rispondere per sé stessi. La Trinità mette la Sua Sapienza nelle mani di coloro che ne necessitano maggiormente. Non voglio affermare che Kant volesse sovvertire quanto compreso nel significato biblico di “Unmündigkeit / piccolezza” – anche se l’Illuminismo è stato percepito come opportunità di provare che l’uomo, con la sua ragione, può dare un senso alla vita anche senza bisogno di Dio. E’ chiaro però che la traduzione di Lutero fosse ben conosciuta all’epoca di Kant e la giustapposizione delle due accezioni invita sicuramente alla riflessione.
Dove ci collochiamo noi tra queste due istanze, tra l’uomo emancipato di Kant, che sa usare autonomamente la propria ragione, e i piccoli del Vangelo? Siamo in grado di rispondere alle sfide della vita? Siamo sufficientemente risoluti e coraggiosi per poterci servire del nostro sapere – o della nostra ragione – senza essere guidati da qualcun altro, parafrasando le parole di Kant? Questa è la domanda che si pone anche quando si raggiunge un bivio alla fine di un percorso: si sa da dove si viene e com’è stato il viaggio fino a quel momento, e tutto questo influisce sulla direzione verso la quale proseguirà il cammino. Tuttavia si riconosce, in virtù della propria ragione, che non si può fare tutto da soli. Si tratta di voi di fronte alle vostre scelte future. Ci sono le vostre ambizioni, in quanto avete iniziato a dare forma al percorso che vi porta verso di loro, usando la conoscenza che vi è stata trasmessa con umiltà dai vostri mentori in questi anni e grazie al supporto di coloro che hanno sempre creduto in voi. Anche la vostra riconoscenza deve essere in prima fila.
La suggestione che segue la giustapposizione dei due usi di “stato di minorità/Unmündigkeit” come proposto nel saggio di Kant e nel Vangelo di Luca comprende due aspetti fondamentali dell’esperienza umana: la volontà di formare il proprio destino, da una parte, e dall’altra la necessità di riconoscere una dimensione più ampia che spesso richiede l’umiltà di ammettere che non possiamo fare tutto da soli. Questi sono anche due aspetti che riguardano il processo della creazione della conoscenza: la scienza dà forma al mondo attorno a noi, ma deve scendere a patti con i propri limiti, umilmente, e affidarsi anche ad istanze diverse quando si tratta di dare un senso alla vita. Sotto questo aspetto, questo è anche il momento di riconoscere senza presunzione che questa dualità darà forma al sia al vostro futuro – accademico e personale – che al nostro, perché voi siete il nostro futuro. Cristo ringrazia il Padre per aver condiviso la Sua Sapienza con coloro che hanno bisogno di aiuto per poter dare un significato alle loro vite. Dovremmo tutti essere aperti alle nostre vite future tenendolo in mente.
Il percorso che avete appena terminato con il Baccellierato Internazionale ve l’ha insegnato: vi ha mostrato i limiti di quello che sapete fare, vi ha dato un assaggio delle costrizioni legate al tempo e alle difficoltà della ricerca scientifica. In alcuni momenti, siete stati costretti a fermarvi e a chiedere aiuto. Vi ha insegnato ad essere umili. Vi ha anche aiutato a rinforzare la vostra capacità di dare forma al sapere, dando seguito a quello che volevate imparare e spingendovi a trovare il modo giusto di condividerlo a livello accademico. Vi ha insegnato ad essere ambiziosi.
Siate orgogliosi e desiderosi di aumentare quello che sapete e di usarlo come strumento per raggiungere un unico obiettivo: dare forma alle vostre vite per essere in grado di rispondere alle sfide della vita con responsabilità. Inoltre, non perdete mai l’umiltà necessaria ad ammettere di non poter farcela affidandovi unicamente alle vostre forze – siate grati per il dono di avere qualcuno che crede in voi.
Vi auguriamo tutto il meglio.
Grazie.
Treviso, 21 maggio 2021
Clicca qui per leggere il discorso del prof. Simone Ferraro
Clicca qui per leggere il discorso della prof.ssa Elizabeth Valeriani