di Niccolò Selmin
Guy Ritchie torna alla regia nel 2019 con un nuovo e sempre particolare Gangster Movie, “The Gentlemen”. Ancora una volta, proprio come in “Snatch – lo strappo”, ci troviamo ad assistere alle disavventure di alcuni Gangster londinesi molto particolari, che questa volta sono pure di “alta classe”. Diversamente degli altri film di Ritchie, questa volta i protagonisti non sono più degli sventurati dei sobborghi inglesi ma piuttosto ricchi borghesi, aristocratici o boss del crimine.
I protagonisti sono: Matthew McConaughey, lontano dai suoi tipici ruoli di commedie romantiche, che interpreta Mickey Pearson, un americano che, grazie a forza di volontà, ingegno e ferocia, è riuscito a dominare il mercato illegale di marijuana in Inghilterra; poi c’è un vecchio e teatrale Hugh Grant nella parte di Fletcher, un personaggio furbo e intrigante che per vivere “spia” e riporta le vicende dei gangsters al miglior offerente; nella parte di Ray, il miglior uomo di Mickey, abbiamo Charlie Hunnam; la moglie di Mickey Rosalind è invece interpretata da Michelle Dockery; abbiamo anche un Colin Farrell molto particolare nella parte del Coach, un gangster buono e un ottimo allenatore di boxe. Infine ci sono Jeremy Strong nel ruolo di Matthew, un miliardario interessato al mondo della marijuana, Eddie Marsan come “Big Dave”, un giornalista di grande influenza e, per ultimo, Henry Golding che interpreta “Occhio Asciutto”, un gangster cinese.
Il film è ambientato nella Londra del 2019, quando Mickey decide, dopo una difficile e cruenta scalata al potere, di andare in pensione, vendendo così la sua attività a Matthew, a una cifra di 400 milioni di sterline. Però, nel frattempo, snobba “Big Daddy”, un giornalista molto importante che, indignato dal gesto di Mickey, decide di assoldare Fletcher, un reporter, per trovare informazioni che rovinino la vita di Mickey. Poi, tramite complicate coincidenze e grandi colpi di scena, tutti i nostri personaggi si incontreranno in una trama intricata.
I primi tre quarti della pellicola sono impostati come la sceneggiatura di un film scritta da Fletcher (il reporter) raccontata a Ray (il braccio destro di Mickey), composta dalle ricerche che ha fatto per “Big Daddy” con le sue intuizioni, che risultano vere; l’ultima parte del film, invece, è composta dai fatti che accadono proprio nel momento in cui li vediamo.
La particolarità e bellezza del film derivano dai colpi di scena spesso divertenti, inaspettati e soprattutto molto originali, a un ritmo di una velocità incredibile tipica di Guy Ritchie, insieme alla sua classica tecnica, un po’ alla Tarantino (in chiave ancor più demenziale), di spezzare momenti seri e drammatici con eventi molto banali e simpatici che però sono molto realistici e inaspettati.
I personaggi non sono da meno: già intriganti grazie alle idee del regista ,sono anche interpretati alla perfezione dai vari attori.
Colonna sonora ed effetti speciali non sono quasi presenti nella pellicola, che però rende così il film ancora più realistico e immersivo.
Dietro tutta la pellicola c’è un significato che Ritchie ci ha voluto far arrivare: il mondo della malavita è cambiato molto da quando egli faceva i suoi film precedenti. Il giovane “gangster tipo” dei suoi vecchi film in The Gentlemen invece è parte della vecchia generazione, la “vecchia scuola”, mentre il nuovo giovane gangster per Richie è lo stereotipo del millennial a cui interessano solo la musica e il telefono.
Il film è senza dubbio ottimo, un “gangster movie” originale come non se ne vedevano da tempo e che, proprio per il montaggio e l’umorismo atipico, forse non è adatto a tutti.
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