Fatti arcinoti, ma raccontati con occhi diversi. Se fossero esistiti i giornali in tempi non sospetti, come avrebbero raccontato episodi conosciuti da tutti direttamente il giorno dopo rispetto all’evento? Benvenuti su cronaca d’altri tempi: un mix tra storia, scrittura creativa e giornalismo!
di Giulia Pegoraro
Gesù Cristo è venuto a mancare ieri pomeriggio verso le ore 15, al termine della crocifissione avvenuta sul Calvario. È stato giudicato colpevole di essere “Il Re dei Giudei”.
La Crocifissione è iniziata con la flagellazione della schiena della vittima. I Romani hanno usato una frusta, il flagrum, che consiste in piccoli pezzi di ossa e metallo, attaccati ad una cordicella in cuoio. Dopo di essa, la vittima ha dovuto portare il patibulum, cioè la parte orizzontale della croce, fino alla sede dell’esecuzione. Gesù è stato disteso sul patibulum, posto a terra, e gli sono stati inchiodati i polsi con chiodi lunghi circa 18 cm. Sul luogo della Crocifissione c’era già un palo alto 2 metri, lo stipes (stipite), con al centro un rozzo sedile per sostenere la vittima.
Il patibulum è stato sollevato sullo stipes, formando una T, con il corpo contorto in modo da posizionarsi sul sedile, affinché ne venissero inchiodati anche i piedi.
Sappiamo che la Crocifissione è avvenuta su una piccola altura a settentrione di Gerusalemme, denominata Calvario in latino e Golgota in aramaico.
Gesù è stato aiutato nel percorso della “Via Crucis”da un certo Simone Di Cirene, detto il Cireneo. Questi lo ha sostenuto a portare la croce dall’uscita dal praetorium, subito dopo la condanna, sino al Golgota. Sulla croce è stata posta una tavoletta, il titulus crucis, con la scritta: “INRI”, per indicare la motivazione della condanna. Questo è l’acronimo di “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”, “Gesù nazareno Re dei Giudei”.
Subito prima della Crocifissione, a Gesù è stato dato da bere vino mescolato con fiele. Le pie donne (tra cui la Madre), addolorate, lo hanno assistito fino alla fine.
La tragedia si è sviluppata a seguito di un processo farsa promosso dal Sinedrio, pilotato dai sommi sacerdoti Caifa e Anna. Ultimamente, Cristo stava togliendo visibilità e potere al governo religioso attuale. Nonostante non ci sia stato nulla da rilevare nel comportamento di Gesù, sono state trovate delle accuse pretestuose per la sua condanna. Abbiamo intervistato Ponzio Pilato, procuratore romano, il quale ha dichiarato che voleva rilasciare Gesù al posto di Barabba (un pericoloso assassino del territorio).
“Desideravo liberarlo, ma la folla inferocita urlava: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Ed io, per la terza volta, dissi loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò». I partecipanti però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Allora decisi che la loro richiesta fosse eseguita”.
Ora Pilato è conosciuto come colui che si è lavato le mani, quale simbolo di togliersi di dosso la responsabilità di questa drammatica decisione. Dopo la crocifissione il corpo di Cristo è stato deposto nel Sacro Sepolcro di Gerusalemme, in attesa di ulteriori sviluppi. Alcuni dei suoi apostoli e discepoli sono infatti convinti del fatto che a breve Lui risorgerà.
Gesù l’ha promesso loro (giovedì sera dopo l’Ultima Cena, nell’orto del Getsemani) prima di essere catturato. Giuda Iscariota lo ha tradito vendendolo per trenta denari, facendolo riconoscere ai soldati attraverso il gesto di un bacio.
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