Il dilemma che divide i giocatori in vista dell’NBA All-Star Game 2021.
Fonte: “Dunkest”
Negli ultimi giorni c’è stato un grande dibattito tra diversi giocatori di NBA che riservano pareri contrastanti riguardo all’organizzazione dell’All-Star Game 2021, uno degli eventi più attesi da tutti gli amanti del basket nel mondo, in programma per domenica 7 marzo.
Il primo giocatore a dichiarare pubblicamente che organizzare anche quest’anno, nel mezzo della pandemia, l’All-Star Game si tratta di uno sbaglio è stato la stella dei Sacramento Kings, De’Aaron Fox. Queste le sue parole ai microfoni di Sky Sport: “Sai che, infortuni a parte, si viene multati se non ci si presenta per scelta propria?” “È una bella multa, quindi certo che giocherei. Spero non mi multino per questo. Sarò diretto, schietto. Credo sia una stupidaggine: se dobbiamo indossare la mascherina e seguire tutto il protocollo per una gara di stagione regolare, qual è il motivo per reinserire l’All-Star Game in calendario?”
In seguito, il giocatore più importante della NBA, LeBron James, si è espresso così sull’argomento: “Io e i miei compagni abbiamo avuto una off-season di soli 71 giorni e, quando abbiamo ricominciato, l’unico momento per riprendere fiato sarebbero stati i cinque giorni di marzo, nei quali c’era stato detto che non saremmo scesi in campo. Un piccolo break da sfruttare: l’occasione per ricalibrare la mia preparazione atletica, per arrivare al meglio alla seconda fase della stagione. Per me e per i miei compagni. E dal nulla invece viene fuori di nuovo l’All-Star Game e fa saltare tutti i piani: per noi è stato come uno schiaffo in faccia”
Il fatto che questi giocatori e molti altri si siano dimostrati contrari all’evento ha creato numerose reazioni e risposte provenienti dai vari settori inclusi nel mondo del basketball, che hanno voluto rimarcare quanto questo evento sia fondamentale (soprattutto dal punto di vista economico) per tutti i membri della NBA. In effetti, è evidente agli occhi di tutti che gli stipendi multimilionari dei giocatori vengano generati dalle enormi entrate che portano eventi come questi, senza i quali risulterebbe difficile mantenere questi lussuosissimi standard economici. Inoltre, se consideriamo l’intera Lega, è essenziale organizzare eventi come questi, poiché gli introiti e le disponibilità economiche di tutta la macchina della NBA dipendono fortemente dalle visualizzazioni e dalla notorietà create grazie a questi show, che raggiungono persone e amanti della pallacanestro in tutto il mondo. Di conseguenza, cancellare l’All-Star Game aggiungerebbe un ulteriore ostacolo alla già complicata situazione dovuta alla pandemia.
Prontamente, a rispondere alle parole del numero 23 dei Los Angeles Lakers, è stato Chris Paul, veterano della NBA, in forza ai Phoenix Suns, presidente dell’associazione per i diritti e la tutela dei giocatori (NBPA). Le sue parole sono state le seguenti: “Ci sono diverse situazioni. Ci sono ragazzi che hanno giocato numerose partite ma che non hanno avuto una grande pausa. Sono sicuro di non essere l’unico giocatore del campionato che vive senza la famiglia. Tutti i ragazzi vedono quella pausa come un’opportunità per vedere i propri cari. In questo momento stanno accadendo molte cose diverse. Spero solo che i giocatori capiscano le decisioni prese, soprattutto per quanto riguarda il sindacato, che tiene sempre in considerazione le loro esigenze. È comprensibile farsi guidare dalle emozioni. Tutti abbiamo dei sentimenti ed è importante esprimerli. Questo lo rispetto.”
La soluzione proposta da Chris Paul e dalla NBPA, in accordo con la NBA, è stata adottata come definitiva per il 7 marzo ad Atlanta, sede della TNT, il che permetterà a giornalisti, commentatori e opinionisti di poter essere presenti all’evento senza dover viaggiare e quindi aumentare i rischi di contagio. Inoltre, come è sempre stato fatto finora per la ripartenza sicura della NBA, i giocatori verranno sottoposti ai tamponi per verificare la loro idoneità a svolgere l’All-Star Game in totale sicurezza. Inoltre, per ridurre al minimo i contatti tra i giocatori, invece di durare tutto il weekend, come da tradizione, l’evento durerà un solo giorno, con la proposta di una versione ridotta.
Tirando le fila di questo interessante dibattito, si potrebbe, da un lato, dare ragione ai giocatori, in quanto vedono quella pausa come un’opportunità per riposarsi in questa stagione fitta di impegni e l’All-Star Game come un inutile rischio di esposizione al contagio da Covid-19, ma, dall’altro, si potrebbe razionalmente condividere la visione della Lega, la quale ha bisogno di questo evento per mantenere un funzionamento adeguato del sistema dal punto di vista economico, fondamentale anche, e soprattutto, per i giocatori stessi; nel caso in cui la Lega decidesse di cancellare l’All-Star Game, la contestazione di questo evento da parte dei giocatori sarebbe la stessa, anche se venissero diminuiti, e non di poco, i loro stipendi?
Carlo Attilio Gumirato, IBDP1 International
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