“La lezione di greco” di Han Kang

a cura di Giulia Sartorello, 4AC – Liceo Classico di Ordinamento

“La lezione di greco” di Han Kang è un romanzo che esplora temi profondi come la solitudine, il dolore, la difficoltà di comunicare e la ricerca di significato. La trama si sviluppa attorno a due protagonisti: una donna che, dopo un trauma devastante, decide di imparare il greco e il suo insegnante, un uomo che sta affrontando una crisi esistenziale. Attraverso la loro relazione, fatta di lezioni e silenzi, il romanzo esplora come il linguaggio possa essere sia uno strumento di comunicazione che una barriera, un mezzo per cercare di superare il dolore ma anche un ostacolo che impedisce una connessione autentica.

Il greco, per la protagonista, rappresenta una lingua che non le appartiene completamente e che diventa un rifugio emotivo ma anche una sfida intellettuale. La sua difficoltà ad apprendere il greco non è solo un ostacolo linguistico, ma diventa una metafora della difficoltà di esprimere il suo dolore. La lingua greca, antica e complessa, non è solo uno strumento di comunicazione ma anche un simbolo della sua condizione esistenziale, un tentativo di dare forma al dolore che non riesce ad articolare. Pur cercando di usare il greco come mezzo per entrare in contatto con il mondo e con se stessa, la protagonista continua a sentirsi distante, incapace di trovare una vera connessione.

Il silenzio è un altro tema centrale nel romanzo. Non è solo l’assenza di parole, ma un confine emotivo che separa i protagonisti. Nonostante le lezioni di greco e i tentativi di comunicare, tra loro rimane sempre una distanza, che il linguaggio stesso non riesce a colmare. Questo silenzio rappresenta il vuoto che esiste non solo tra i due personaggi, ma anche dentro di loro. La donna, pur cercando di esprimere il suo dolore attraverso il greco, continua a lottare con la difficoltà di trovare le parole giuste e di abbattere il muro che la separa dal mondo esterno.

Anche l’insegnante, che a sua volta porta con sé un bagaglio di difficoltà esistenziali, non riesce a colmare la solitudine che lo accompagna. La sua relazione con la studentessa è fatta di piccoli gesti e parole, ma non si trasforma mai in una comunicazione piena e completa. Entrambi i protagonisti, pur cercando di entrare in contatto, si trovano bloccati in un isolamento emotivo che non può essere superato facilmente. La loro interazione, pur essendo un tentativo di superare il silenzio, rimane incompleta, come se le parole, pur essendo espressi attraverso il greco, non riuscissero a raggiungere un vero incontro.

Il romanzo è anche una riflessione sulla ricerca di senso. La protagonista spera che l’apprendimento di una lingua ricca di storia e filosofia come il greco possa aiutarla a comprendere meglio se stessa e a dare un significato al suo dolore. Il greco diventa una metafora della sua ricerca interiore: una lingua difficile da padroneggiare, come il dolore che prova, ma anche una lingua che potrebbe rivelare una verità più profonda e universale. Tuttavia, come la lingua stessa, la ricerca di significato rimane incompleta e sfuggente. La protagonista non riesce a trovare una risposta definitiva al

suo dolore, ma continua a cercare, sperando che, attraverso il linguaggio, possa finalmente trovare una via per comunicare ciò che sembra inespresso.

La solitudine è il filo conduttore che attraversa tutto il romanzo. Entrambi i protagonisti, pur cercando di comunicare, sono intrappolati in una solitudine che sembra ineluttabile. La loro ricerca di una connessione autentica, che attraversa il linguaggio, il silenzio e l’introspezione, rimane incompleta. La solitudine non è solo una condizione esterna, ma un processo interiore che li spinge a confrontarsi con le proprie fragilità e i propri limiti. Nonostante gli sforzi per superarla, la vera connessione tra i due rimane irraggiungibile, eppure la speranza di colmare questo vuoto è ciò che li motiva a continuare il loro viaggio interiore.

In “La lezione di greco”, Han Kang ci invita a riflettere sulla difficoltà di comunicare e sulla lotta per trovare un senso in un mondo che sembra spesso incapace di ascoltare davvero. La lingua, in questo romanzo, non è solo uno strumento di espressione, ma anche una barriera che riflette le difficoltà esistenziali dei protagonisti. Il romanzo ci mostra che, sebbene il linguaggio possa essere uno strumento potente per esplorare se stessi e gli altri, la vera comunicazione va oltre le parole, nel silenzio e nel vuoto che esistono tra di noi. La scrittura di Han Kang è profonda e meditativa, capace di cogliere le sfumature più intime del dolore umano e di invitare il lettore a riflettere sulla condizione esistenziale della solitudine, dell’isolamento e della ricerca di significato che attraversa la vita di ciascuno.

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