a cura di Sebastiano Giovanetti, 5AM – Liceo Linguistico Europeo, indirizzo Moderno
Anni trenta, California, Stati Uniti d’America.
Due giovani braccianti riposano sotto il manto stellato, all’alba dell’ennesimo nuovo lavoro, dell’ennesimo nuovo inizio.
George Milton e Lennie Small sono l’antitesi l’uno dell’altro: George è minuto e scaltro, Lennie ha una forza sovrannaturale ed è puerilmente ingenuo (affetto da un’insufficienza mentale). I due vivono di città in città fuggendo dai crimini commessi da Lennie per certi malintesi oppure perché non riesce in alcun modo a controllare la sua potenza muscolare: esattamente come un bambino.
Eppure, il loro sogno, quello di possedere un appezzamento tutto loro e di vivere dei frutti della loro terra, sembra intatto e ad un passo dal raggiungimento.
Capovolgimenti, antagonisti e un fato avverso si opporranno ai lavoratori stagionali che dovranno cercare in tutti i modi di basarsi sulle loro qualità pur di non soccombere.
Anni trenta, California, Stati Uniti d’America.
Comincia l’avventura…
Il capolavoro indiscusso del romanziere americano, vincitore anche del Nobel nel 1962, è uno squarcio di America vera, di America rurale e delle persone che devono tirare avanti alla giornata per guadagnarsi il domani. Steinbeck rivela tutto ciò centellinando, anzi, millimellando le parole a cui dà un peso gravoso o leggero in base alla situazione.
Gli animi meschini, la superbia e la gola tipici dell’essere umano inguaiano prima Lennie, e poi George che dovrà essere in grado di salvare entrambi: Steinbeck dipinge la nera natura umana realisticamente.
Alla fine, dal quadro d’autore, emerge il sogno, un sogno bistrattato che avrà l’onere di trovare un attimo di ossigeno nel mare di realtà in cui boccheggia, perché il sogno è l’ultima cosa che salva noi uomini, che ci dà uno scopo in una vita senza significati, senza vie d’uscita. Aggrapparsi al sogno potrebbe illuminare la bocca della galleria. Infatti, Lennie chiede spesso a George di raccontargli di quello che vorrebbero fosse il loro futuro, della loro fattoria, del loro bestiame e dei conigli di cui Lennie potrà amorevolmente prendersi cura.
Il titolo, appunto, indica una stretta relazione tra noi uomini e i topi, vittime di qualcosa (di qualcuno nel loro caso) e che non riescono a svincolarsi da tale condizione. I topi, inoltre, sono i piccoli animali che Lennie adora accarezzare, ma che, inevitabilmente, uccide per la sua sovrumana forza.
La loro stretta dovrà essere più forte di quella del destino.
Lettori, non vi resta che prendere in mano le pagine e di immergervi in un classico della letteratura americana.
Poche miglia a sud di Soledad, il fiume Salinas…
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