a cura di Giulia Berizzi, 4BG – Liceo Linguistico Europeo, indirizzo Giuridico-Economico
“ROMA PITTURA EMERGENTE OGGI. A New Generation”
Partendo dal presupposto dell’ormai centralità della realtà digitale nella vita quotidiana di ciascuno di noi e ancor più del suo ruolo nella comunicazione e divulgazione di contenuti, nasce l’idea di una collaborazione tra il Collegio Pio X di Treviso e la 21 Gallery, cuore del Treviso Arts District.
“Pillole d’arte contemporanea” è il progetto del blog e podcast della scuola, “Il Pio Parlante”: i ragazzi partecipanti, a seguito di una visita alla mostra “ROMA PITTURA EMERGENTE OGGI. A New Generation”, hanno dialogato con i vari artisti ed hanno elaborato dei testi, che si potranno leggere nel blog, e delle interviste, che saranno ascoltabili su Spotify nel mese di maggio.
Le radici dell’anima
“Pur percorrendo ogni sua via, tu non potresti mai trovare i confini dell’anima: così profonde sono le sue radici”, affermò il filosofo greco Eraclito.
Mi è tornata alla mente questa citazione osservando l’opera senza titolo del 2022, esposta alla “21 Gallery”: è stata eseguita mediante la cianotipia, una tecnica antica di stampa a contatto che come risultato dà una composizione di colore blu di Prussia, risultato di una reazione chimica.
L’assenza del titolo specifico per l’opera ci lascia viaggiare con l’immaginazione: la pianta che noi vediamo secondo una prima impressione, sembra il simbolo di una vita pura e innocente, riconducibile forse all’anima umana, in contrasto con lo sfondo blu scuro.
Questo spazio cupo che incombe sul soggetto dell’opera è il tempo, che ci trascina e ci consuma senza sosta e senza possibilità di uscirne.
L’uomo, rappresentato da queste forme vegetali, vive un’esistenza instabile ed è vulnerabile: forse è anche questa la nostra bellezza, il fatto cioè di essere fragili, ma capaci di affrontare il buio di una notte senza stelle, quindi imprese all’apparenza impossibili.
L’anima umana è insondabile e le sue radici non hanno limite: i confini sfocati nell’opera sono il segno dell’impossibilità di definire con precisione la profondità dell’anima stessa, che rimane un mistero che si palesa a noi talvolta attraverso degli indizi, ma non nella sua interezza.
“Nulla è durevole quanto il cambiamento”: concludendo con un’altra citazione di Eraclito, possiamo lasciarci affascinare dalle forme che compaiono nell’opera di Polichetti, che mutano a seconda di quello che l’occhio umano percepisce, in base ai nostri stati d’animo e alla fantasia, libera di trovare forme e simbologie sempre nuove.
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