di Valentina Martini, 3AM (Liceo Linguistico Moderno)
Sonetto numero 234 del Canzoniere di Petrarca
O cameretta che già fosti un porto
a le gravi tempeste mie diürne,
fonte se’ or di lagrime nocturne,
che ’l dí celate per vergogna porto.
O letticciuol che requie eri et conforto
in tanti affanni, di che dogliose urne
ti bagna Amor, con quelle mani eburne,
solo ver ’me crudeli a sí gran torto!
Né pur il mio secreto e ’l mio riposo
fuggo, ma più me stesso e ’l mio pensero,
che, seguendol, talor levommi a volo;
e ’l vulgo a me nemico et odïoso
(chi ’l pensò mai?) per mio refugio chero:
tal paura ò di ritrovarmi solo.
“O cameretta, che già fosti un porto”… Una frase che probabilmente ciascuno di noi studenti potrebbe pronunciare al termine di quest’anno. Infatti, nonostante la distanza temporale che ci separa dalle opere di Petrarca, c’è pur da dire che nulla è più attuale di questo celebre sonetto! Come per il poeta, anche per tutti noi la nostra amata cameretta è divenuta un approdo sicuro, dove non solo abbiamo trovato riparo dalle metaforiche tempeste della vita, ma dove abbiamo anche trascorso, tra gioie e angosce, le nostre giornate.
Il poeta, per mezzo dei suoi versi carichi di disperazione, nelle due quartine si rivolge prima alla sua cameretta e poi al letticiuol, luoghi simbolici in cui si è soliti ritirarsi per riflettere, riposare in pace ed in solitudine; eppure, se prima egli riusciva a trovare rifugio nella quiete della sua camera, ora è in preda alla disperazione, poiché il raccoglimento esaspera la sua angoscia. Petrarca cerca di sfuggire a se stesso, poiché, come possiamo evincere anche dai versi delle terzine, la sua mente lo consuma con mille sofferenze legate all’amore; ciò che prima era inviso al poeta, il volgo, ora diviene la risposta al suo dolore, tale è la paura di Petrarca di rimanere solo e di ascoltare l’insostenibile travaglio del suo spirito.
Per noi è diverso: la nostra camera non ha vissuto con noi solo le questioni amorose, durante quest’anno, ma anche quelle… Scolastiche! Ebbene sì, le nostre camerette sono state luogo di studio, sede d’esame e di videolezioni!
Certo, per noi alunni questa fase è stata molto particolare, caratterizzata a tratti da gioia e da profonda frustrazione o difficoltà.
Una risata dobbiamo concedercela: chi di noi non ha beneficiato della didattica a distanza per alzarsi dieci minuti prima dell’inizio delle lezioni, rimanendo con i pantaloni del pigiama indosso?
Credo che tutti noi siamo riusciti a goderci qualche ora di sonno in più!
Nonostante ciò, abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’impossibilità di relazione diretta con professori e compagni, con i quali da sempre condividiamo esperienze, risate, a volte anche lacrime, momenti fondamentali per vivere la scuola per ciò che davvero è: luogo sì di studio, ma – cosa più importante -, di rapporti umani, grazie ai quali imparare a vivere insieme agli altri.
Abbiamo rinunciato anche ai viaggi di istruzione, avventure uniche e tanto attese da noi studenti ogni anno, per conoscere gli insegnanti fuori dalle mura scolastiche e per stare insieme agli amici, in luoghi nuovi ed interessanti.
I viaggi e la presenza a scuola non sono stati gli unici sacrifici compiuti: molti di noi hanno dovuto rinunciare anche ad altre attività a cui normalmente si dedicavano, come lo sport o qualsiasi passatempo che includesse il contatto personale.
Credo che questa sia la ragione per cui molti di noi, soprattutto nei bui e lunghi mesi invernali, si siano trovati ad affrontare insormontabili condizioni di stanchezza, pigrizia e soprattutto rassegnazione.
Senza dubbio, il passaggio dalla “DAD” totale ad un’alternanza tra lezioni online e in presenza ha alleviato gli animi e concesso un lume di speranza, specialmente perché, in giornate soleggiate di primavera, rimanere a casa è proprio uno strazio!
Difficoltà e frustrazioni non sono state vissute solo da noi ragazzi, ma anche dagli insegnanti: è emblematica la scena da film in cui i professori andavano a scuola, in aule vuote, e parlavano per ore davanti ad uno schermo, non avendo nessuno di fronte a loro.
Ormai situazioni del genere non risultano più così surreali, poiché sono state all’ordine del giorno!
Sebbene sia stato faticoso trascorrere così tanto tempo di fronte a uno schermo, dobbiamo ammettere che senza la tecnologia non saremmo riusciti nemmeno a mantenere un minimo di interazione umana e non avremmo potuto continuare l’attività scolastica regolare.
Siamo giunti alla fine – si spera – di questo tunnel e di un percorso che ha messo alla prova ciascuno di noi: ne stiamo uscendo integri, o quasi…
Pur essendo grati alle nostre camerette per il riparo ed il servizio che ci hanno fornito, anche noi, come Petrarca, ormai non vorremmo rimanere nella solitudine del nostro rifugio, ma vorremmo essere liberi di ritrovarci, in un rinnovato clima di serenità, tutti insieme.
Con questo sogno di un ritorno alla normalità, nel rispetto delle regole che ci hanno garantito la salvezza, il Pio Parlante augura a tutti una buona conclusione di anno scolastico e buone vacanze estive!
Dimenticavo, forza e coraggio a tutti per gli ultimissimi compiti in classe, ma soprattutto in bocca al lupo per gli esami di maturità ai ragazzi delle quinte!
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