Anche quest’anno la nostra scuola ha preso parte alle Olimpiadi della Filosofia. Il tema proposto per quest’anno è stato “Reale e virtuale”, un’occasione di riflessione filosofica su una questione quanto mai attuale.
Quest’anno quattro studenti si sono distinti nella fase di istituto e hanno potuto partecipare alla fase regionale delle Olimpiadi: Beatrice Lauro e Francesco Cianci, con un elaborato in lingua inglese, e Andrea Palma e Angelamaria Sartorello, con un elaborato in lingua italiana.
In particolare, Francesco Cianci si è aggiudicato il primo posto nella sezione in lingua straniera, qualificandosi per la fase nazionale!
Complimenti, ragazzi!
Grazie ai professori di filosofia, Alberto De Piccoli, Rachele Tortora e Lorenzo Nuscis e grazie ai ragazzi che ci hanno trasmesso i loro elaborati per permetterci di leggerli!
Elaborato a cura di Andrea Palma, 3BA
In questi giorni così soleggiati mi sono concesso qualche passeggiata per la città e durante una di queste, assieme ai miei amici, mi sono imbattuto in Aristotele, uno dei massimi filosofi della nostra epoca. Se i miei compagni alla sola vista di un personaggio di tale caratura si sono voluti tenere a distanza, io al contrario mi sono avvicinato e devo dire che la conversazione che poi è nata è stata molto interessante. Cercherò quindi di riportarla facendo appello a tutta la mia memoria, sperando di non omettere alcun passaggio, data la difficoltà di quello che è stato detto.
Inizia un po’ timoroso chiedendo:- Mi scusi ma lei è Aristotele, il filosofo? Volevo essere sicuro di non fare una gaffe.
-Sì- mi rispose- posso esserti di aiuto?
-Volevo solo complimentarmi con lei per la sua Etica che ho trovato molto ispirante, pur non condividendo totalmente il suo pensiero – dissi.
Penso rimase colpito da questa affermazione dato che sollevò il sopracciglio sorridendo leggermente.
-Quale parte si discosta dalla tua opinione?- chiese.
-La sua idea di amicizia e amore- risposi.
-Adesso sono curioso. Argomenta!
-In primo luogo ritengo sia necessario discutere su quello che lei ritiene essere l’amicizia- iniziai titubante.
-Essa è un legame, una relazione tra due persone che dura nel tempo.
-Su questo concordiamo. Ma quanto l’amicizia è destinata a durare? Come lei ben dice essa muta, soprattutto nei giovani. Di conseguenza essa inizia, finisce e ricomincia nuovamente.
-Stai sbagliando; non è necessario che l’amicizia finisca per mutare. Essa può cambiare in un piccolo aspetto, oppure in modo radicale, ma continuare ad esistere. In merito invece alla sua durata, dipende dall’animo di ciascuno, da quanto una persona è pronta ad accettare l’altro. Se infatti non ci si apre non vi può essere alcun tipo di amicizia.
-Ora è lei che mi sembra in errore! Nell’ Eticaafferma che l’amicizia è legata a ciò che è piacevole, ma ora sostiene che invece dipende dall’animo di ciascuno.
-Non vedo contrapposizione tra i due concetti. Il piacere modella l’animo che a sua volta influenza l’amicizia.
-Tuttavia l’animo non solo dalle cose piacevoli è influenzato. Le porto un esempio. Se lei subisce un’ingiustizia e subito dopo incontra un suo amico corre il rischio di rispondergli in modo sgarbato, incrinando il rapporto che vi unisce.
-Sta bene. Devo darti ragione, poiché neanche un dio sarebbe capace di non farsi influenzare dalle disgrazie.
-Concorderà con me anche sul fatto che sia più corretto sostenere che è l’animo che più di ogni altra cosa governa l’amicizia. Di conseguenza la sua prima affermazione dovrebbe essere posta nel seguente modo: la loro amicizia muta a seconda di ciò che è piacevole e quello che non lo è-dissi.
-Non trovo argomentazioni per ribattere- rispose.
-Approvato questo punto ritengo opportuno discutere l’origine dell’amicizia. Occorre tuttavia, prima di occuparci di questo aspetto, parlare dell’amore, poiché le argomentazioni sull’origine di uno valgono anche per l’altro.
-Se pensi questo procedi.
-Cercherò di essere breve. A parer mio anche l’amore non è soggetto solo alla passione, bensì cambia, come l’amicizia, a seconda di quello che agisce sull’animo. Anzi penso che amore e amicizia non siano altro che modi diversi per chiamare lo stesso sentimento. Quello che cambia è l’intensità di tale emozione.
-Tesi interessante. Ma hai bisogno di qualche prova che la sostenga, non può essere una semplice idea.
-Le fornirò una spiegazione. Se lei prende e apre un qualsiasi vocabolario di greco antico e cercherà il verbo φιλεω noterà che il significato che esso assume è quello di “amare” e dal verbo si può far derivare il sostantivo φιλια, che significa amicizia. Mi sembra quindi si possa dedurre che la mia tesi non sia priva di fondamento.
-Nulla da ridire. Quale dei due quindi si manifesta con minore intensità e quale è più forte?
-L’amore è il più intenso.
-Sta bene. Torniamo allora all’origine dell’amicizia e dell’amore. Qual è la tua opinione?
-Lei pensa che essi derivino dalla passione, ma non concordo. Con questa sua tesi lei sembrerebbe sostenere che vi sia qualcosa di irrazionale che interviene nei meccanismi che li regolano. L’uomo è però un essere totalmente razionale, a tutto quello che compie può essere trovata una spiegazione, anche per l’amicizia e per l’amore.
-E quale sarebbe la causa di tali sentimenti?
-Il bisogno. L’uomo è sempre in cerca di qualche cosa che gli manca. Per l’amore la causa è l’istinto di sopravvivenza, quello quindi di preservare la specie attraverso i figli; per l’amicizia, come lei dice, trascorrere le proprie giornate assieme. L’uomo è un essere sociale giusto?
-Mi trovi sostenitore di quanto affermi.
-Sono però convinto che l’amicizia, quella vera, non esista.
-Cosa ti suggerisce questa affermazione?
-Vede, lei dice che trascorrendo le giornate insieme i giovani sviluppano ciò che per loro è conforme all’amicizia.
– E’ quello che credo.
-Tuttavia sostengo l’idea che quella che viene chiamata amicizia, in verità sia soltanto qualcosa che ha lo stesso nome del sentimento, ma che in realtà non ha nulla a che fare con esso. Le persone oggigiorno si relazionano con le altre solo per ottenere vantaggi personali, a volte a discapito dell’altro e l’amicizia non è rimasta esente da questa brutta moda. Ma non bisogna condannare l’uomo per il suo atteggiamento, è proprio della sua natura comportarsi in questo modo.
-Così però contraddici quanto hai detto prima, ossia che l’amicizia ha come causa la volontà delle persone di stare assieme.
-Perché lei chiama amicizia sfruttare gli altri? La vera amicizia è svincolata da ogni tipo di interesse. Solo questa ha come origine la causa che ho detto in precedenza.
-Quindi non esiste la vera amicizia?
-Ora come ora mi sento di dirle che essa è un’utopia. Non esiste legame che non abbia come scopo l’utile.
-Non ho niente da controbattere a quanto affermi. Mi sembra inoltre di di aver discusso su tutto quello che si poteva per il momento dire sull’argomento. Per ora ti saluto, ma spero vi possano essere altre occasioni per simili dibattiti.
-Io la volevo ringraziare per il tempo che mi ha dedicato. Spero anche io che ci siano altre occasioni per scambiarci le nostre opinioni.
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