Intervista a Eleonora Marchesin, 4BG
D: Da quanto tempo disegni e quando è nata questa passione?
R: Ho sempre amato disegnare sin da quando ero molto piccola e ho capito che ero particolarmente portata al disegno e all’arte in generale già alle elementari. Successivamente, alle medie tutto questo si è trasformato in una vera e propria passione.
Tuttora disegno e prendo delle lezioni il fine settimana con un insegnate.
D: Hai un artista a cui ti ispiri o che ti piace particolarmente? Se sì, perché?
R: Diciamo che in realtà non prendo come rifermento degli artisti in maniera fissa: sono innovativa e creativa, mi piace sempre imparare nuove tecniche e prendo ispirazione da una vasta gamma di artisti, soprattutto contemporanei e iperrealisti.
Tuttavia, se dovessi sceglierne uno sarebbe Marco Bongiorni, artista milanese contemporaneo.
Per me è comunque essenziale ispirarmi a qualcuno, a qualche opera o a un paesaggio, perché a mio parere l’ispirazione è il motore che porta un artista a realizzare qualcosa che lo rispecchi e lo rappresenti.
D: Cosa vuoi comunicare con le tue opere?
R: Innanzitutto per me l’arte è una di quelle poche cose indefinibili, un po’ come il tempo: non esistono parole per descriverla. In questo senso, attraverso le mie opere non voglio trasmettere sentimenti solo positivi o negativi, ma voglio lasciare che sia l’osservatore a sentire ciò che il quadro gli comunica. Credo che l’arte sia soggettiva e sinceramente io stessa non riuscirei a descrivere ciò che voglio comunicare in un quadro: per me è un intreccio di emozioni diverse, un labirinto continuo di sentimenti.
Ciò che più mi incuriosisce però è il modo in cui le persone vedono i miei quadri: sapere come un osservatore interpreta un tuo quadro senza saperne il titolo o la descrizione è qualcosa che inspiegabilmente mi incuriosisce e mi fa sentire a mio agio.
D: Vorresti descrivere nello specifico l’opera che ti piace di più tra quelle che hai condiviso con la redazione?
R: L’opera che più mi piace è l’ultima che ho realizzato: “Ships in a turbulent sea”. È un quadro che raffigura due barche, una in primo piano e la seconda più lontana, tutte e due olandesi, (ciò lo si può notare dalla bandiera issata sulla seconda barca). L’opera presenta un gioco di luci che si può individuare se si tracciano due diagonali passando per il centro del disegno. Infatti i punti luce sono più visibili in basso a destra e in alto a sinistra del quadro, mentre le parti scure sono visibili in basso a sinistra e in alto a destra. Questo conferisce tridimensionalità al disegno e veridicità al paesaggio.
Quest’opera mi rispecchia particolarmente, perché le onde che ho disegnato racchiudono i moltissimi sentimenti che provo mentre mi dedico all’arte. Per me dipingere è come essere all’interno di una tempesta in mare senza sapere bene dove dirigermi per non perdere la rotta.
turbulent sea” di Johannes Christiaan Schotel
Dimensioni reali: h 60 cm x w 80 cm, Olio su tela
D: L’arte è di solito un modo per esprimere le proprie emozioni: cosa senti quando disegni?
R: Io disegno molto anche da sola, come autodidatta, durante la settimana e non ho attrezzi professionali… A me bastano un foglio a quadretti e una matita o una biro e posso disegnare qualunque cosa: un paesaggio, un volto, una statua…A dirla tutta, non è detto che poi i risultati siano sempre soddisfacenti, ma il risultato non conta molto, è più importante “l’adorazione” che ho per il soggetto in quel momento. I protagonisti delle mie opere potrebbero essere di diverso tipo, anche magari un compagno di scuola seduto davanti a me quando ho supplenza. Lo osservo, studio la linea del suo volto, le ombre che fanno risaltare i punti luce e lo ritraggo. Se ritraggo qualcuno vuol dire che qualcosa ha suscitato in me l’ispirazione.
A volte, durante il mio tempo libero, faccio anche delle caricature di personaggi famosi o di animali, oppure mi dedico a disegni più improvvisati per buttare sul foglio le sensazioni che provo in un preciso momento, per liberarmene e sentirmi più rilassata in seguito.
D: Grazie mille, Eleonora!!
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