Perché il primo mese dell’anno si chiama “gennaio”?
Ebbene, la ragione è da ricercare nel leggendario passato di Roma: in particolare, questa storia riguarda una delle più antiche divinità della religione romana, Giano, solitamente raffigurato con due volti, l’uno per guardare al passato, mentre l’altro per proiettarsi verso il futuro.
Questo misterioso ed affascinante dio bicefalo era associato al cambiamento, ai nuovi inizi, ai passaggi ed alle porte intesi sia in senso materiale, sia in senso immateriale e metaforico.
Giano esisteva probabilmente ancor prima delle altre divinità del pantheon classico: questo lo deduciamo dal fatto che fosse definito da alcuni scrittori pater divorum, padre degli dei, e anche dal suo essere in qualche modo isolato nella sua storia, in quanto egli non sarebbe stato figlio di nessun’altra divinità nota.
Cicerone (106-43 a.C) e Macrobio (370-430 d.C) , due importanti scrittori ed intellettuali di lingua latina, sottolinearono come l’etimologia del nome “Giano” si potesse mettere in relazione al termine “ianua“, porta, e fosse anche strettamente legata al verbo “ire“, cioè “andare”, secondo l’idea che tutto rappresentasse una sorta di eterno ritorno, di ciclicità degli eventi, come per le stagioni dell’anno.
Scrisse infatti Macrobio: “il mondo va sempre, muovendosi in cerchio e partendo da se stesso a se stesso ritorna”
Quale dunque il legame tra questo dio ancestrale e il primo mese dell’anno?
Beh, tenendo presente che gennaio è il mese che apre le porte al nuovo anno, il legame è facilmente intuibile; lo è ancora di più se si accostano i termini latini Ianuarius (gennaio), Ianus (Giano) e Ianua (porta), come precedentemente sottolineato.
Dovete sapere, comunque, che fu il secondo re di Roma, Numa Pompilio, ad aggiungere al calendario i mesi di gennaio e febbraio intorno al 713 a.C.
Tuttavia, per i romani il primo mese continuò ad essere marzo fino al 153 a.C., quando invece l’inizio dell’anno venne associato al momento in cui venivano scelti i consoli e i magistrati eponimi, cioè gennaio.
Una delle testimonianze più affascinanti legate alla figura di Giano è sicuramente quella che ci è pervenuta nell’opera incompiuta di uno scrittore d’epoca augustea, Ovidio: quest’ultimo scrisse infatti I fasti, un poema che aveva come modello Gli aitia del greco Callimaco e che si proponeva di spiegare le origini di feste e tradizioni legati a ricorrenze del calendario.
Ovidio scrive quanto segue:
Giano bifronte, origine silenziosa dell’anno che scorre, […] mostrati propizio ai tuoi senatori e al popolo di Quirino, e apri con il tuo consenso le porte dei templi splendenti. Si crea una luce prospera: evitate parole e pensieri di mal augurio! In questo momento bisogna pronunciare parole positive in un giorno buono.
(OVIDIO, FASTI I, 65-75)
Quello che non vi abbiamo ancora detto è che nel poema incompiuto di Ovidio venivano presentati anche i giorni considerati favorevoli (dies fasti) e quelli sfavorevoli (dies nefasti) allo svolgimento di alcune attività. Per esempio, erano infausti il secondo giorno del mese, le none (quinto o settimo giorno a seconda dei mesi), le idi (tredicesimo o quindicesimo giorno) o le date di alcuni avvenimenti storici disastrosi.
Accogliendo dunque questo nuovo anno con una buona dose di ottimismo e speranza, necessari per affrontare le sfide che avremo da qui in avanti, ci auguriamo che questo gennaio abbia aperto bene le porte al nuovo anno, con rispetto e cortesia, e che Giano ci sia propizio!
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